Il paese - Cenni storici

Le Origini

Luogo di antichissime origini preistoriche, come sembrano far supporre alcuni residui di topomastica ligure e celtica, uniche testimonianze rimaste dell’esistenza delle popolazioni, che , qui e nei luoghi vicini, si erano insediate anteriormente alla conquista romana della regione subalpina. Basti ricordare: mott = colle senza punta (Motta), barr = campagna vasta, landa (Baraggia, Barianco/Brianco), cuc = monte (Moncucco). Quest’ultimo composto da due parole diverse nella forma, ma identiche nel significato, latino mons, celtico cuc è un indizio che la presenza romana, documentata nelle vicine località di Mottalciata e Salussola, ha lasciato un’impronta anche a Massazza.

Lo stemma del Comune

Lo Stemma del Comune

D’argento allo scaglionetto di rosso accompagnato da tre teste di cervo. (Consegnamento del 1614) Nella base vi è la scritta: vides inter neces e cervice meum caput abscissum. La traduzione è che una delle tre teste dei cervi dice: guarda il mio capo staccato dalla cervice nelle stragi della caccia.

Storia del Comune di Massazza

Il municipio

Fin dal periodo mediovale, accanto alla guirisdizione feudale, con il sorgere e l’affermarsi dei comuni si era formata la giurisdizione comunale. Anche nelle piccole località, sull’esempio dei maggiori centri urbani, gli artigiani e i commercianti, che esercitavano in proprio le loro arti e i loro mestieri, gli agricoltori che lavoravano le terre di loro proprietà, si unirono e formarono il comune. Rivendicarono e ottennero libertà e indipendenza, sancite da statuti, concessioni, franchigie, privilegi, approvazione di usi e consuetudini, il tutto avente forza di legge, a tutela e garanzia della loro libera esistenza. Anche a Massazza troviamo il comune, cioè una comunità di uomini liberi, sciolti da ogni legame di sudditanza al feudatario. Il documento che ci tramanda questa notizia, è del 23 marzo 1475. E’ una “recognizione” fatta dal commissario ducale Filippino de Riciis di Salasco notaio pubblico, per conto della duchessa Jolanda di Savoia tutrice del figlio duca Filiberto.

Presso la porta del castello, davanti al notaio predetto e ai testimoni Cristoforo del fu Giacomo, Pietro del fu Giovanni, Giacomo del fu Antonio dei nobili del Castello di Massazza e di Antonio Tarditi di Santhià, si presentarono i consoli e i credenzieri (consiglieri comunali) di Massazza e di Villanova di Massazza per giurare fedeltà alla duchessa Jolanda e al figlio Filiberto, facendo atto di sottomissione e riconoscendosi sudditi fedeli e leali. Il documento riporta i nomi di questi consoli e credenzieri rappresentanti della comunità, allora unita, di Massazza e Villanova.

Consoli: Ubertino de Monros, Lorenzo della Mussa, Lorenzo de Vallayo.

Credenzieri: Bertolino Gribaudo, Comino Guinella, Giovanni Guinella, Giacomo Bar, Cristoforo Sochi, Giovannino Gaia, Bartolomeo Mano, Lorenzo de Vieto, Giorgio Guinella, Bartolomeo Montros, Vercellino Borreto del fu Ubertino, Vercellino Borreto di Comino, Domenico Borreto, Vercellino Squellono, Giovannino Lanza, Ubertino de Bodo, Domenico Monros, Giovannino de Bongiovanni, Antonio di Benna, Martino Squillario, pietro Gubernati, Ubertino Guinella, Antonio di Nicola di Benna abitante a Massazza, Vercellino de Comacio. Tutti costoro, consoli e credenzieri, formavano più di due terzi della popolazione di Massazza e Villanova nel 1475.

Inserito in questo documento, ve n’è un altro del 14 settembre 1434 del duca Amedeo VIII di Savoia, con il quale si concede a Massazza e ad altre località vicine di pagare il “focaggio”, come era stato fissato al tempo della sottomissione ai Savoia nel 1404 e non secondo una revisione fatta nel 1434. I “fuochi” (=famiglie) erano aumentati, ma ce n’erano di abbandonati e di famiglie miserabili, del tutto incapaci di qualsiasi contribuzione; inoltre c’era sempre il pericolo della peste (pestifera mortalitate) e i “fuochi”, più che aumentare, potevano diminuire. Per Massazza venne riconosciuto e fissato il “focaggio” di dodici ducati d’oro. Poichè ogni famiglia era tassata per un ducato d’oro, se ne deduce che la comunità, cui era ancora unita Villanova, all’inzio del sec. XV, era di dodici famiglie benestanti, non soggette alla giurisdizione del feudatario. Come si constata dall’elenco del 1475, in circa tre quarti di secolo, il comune aveva più che raddoppiato la popolazione.

Il Castello Avogadro

Il castello

Su uno sperone terminale della Baraggia, sulla destra del minuscolo Rio Valpitola, sorge il castello, già degli Avogadro, signori di Massazza dal sec. XIII al sec. XIX. Il più antico documento che lo riguarda si trova nell’Archivio civico di Vercelli ed è del 22 dicembre 1239 (doc. LXI, I Biscioni, vol. 1) si tratta di una protesta dell’arcidiacono della chiesa di Vercelli al podestà di Vercelli, che teneva prigionieri alcuni uomini di Biella, sudditi del vescovo, presso Massazza nella torre di Massazza (apud Massaziam in turre Massazie). Negli anni seguenti, troviamo il castello già di proprietà degli Avogadro di Collabiano. Il 25 marzo 1265, i fratelli Giovanni e Filippo, figli del fu Rufino Avogadro di Collobiano, fecero la divisione dei beni paterni. Filippo ebbe il castello di Massazza insieme ad altri possedimenti sparsi nel vasto feudo paterno, oltre che a Massazza, a Villanova di Massazza, Puliaco (Vigelio), Casanova con il castello, Busonengo, Formigliana, Villarboit, Vercelli, Caresana ed Asigliano.

Il castello si trovava inserito nella rete difensiva degli altri castelli degli Avogadro, comunicanti fra di loro a mezzo di segnalazioni visive, che in caso di pericolo, permettevano di apprestare in poco tempo le opportune difese. Era anche un centro di raccolta dei prodotti agricoli delle terre che da esso dipendevano e possedeva tutto l’occorrente per la coltivazione della terra. Nel documento di divisione sono citati come patrimmonio del castello i buoi, i carri agricoli, gli aratri (cum omnibus bobus, plaustris et celoriis). Nel 1404 Massazza e il feudo degli Avogadro passarono per spontanea donazione sotto il dominio del conte Amedeo VIII di Savoia. Il duca Emanuele Filiberto concesse a Bartolomeo Avogadro il titolo di conte di Massazza.

Con la morte dei fratelli Rodomonte e antonio Maria si estinse la prima linea degli Avogadro di Massazza. Con i loro rispettivi testamenti (1609, 1617) nominarono erede del feudo Flaminio Avogadro di Asigliano, questi nel 1624 eresse una primogenitura per il secondogenito Antonio, che divenne il capostipite della seconda linea degli Avogadro di Massazza. Questa si estinse nel 1690 con la morte di Prospero Flaminio. La giurisdizione feudale passò allora al cugino Ottavio Maria, conte di Collobiano e di Mottalciata, da lui ebbe inizio la terza linea degli Avogadro di Massazza. Personaggio importante di questo ramo fu Emiliano I, vissuto nella prima metà del sec. XIX, fu deputato al Parlamento subalpino e scrisse una pregevole opera sul Socialismo. Questa terza linea si estinse nel 1944 con la morte di Emiliano II. Il castello era già stato venduto dagli Avogadro. Per alcuni anni fu sede di una Scuola di Agricoltura, molto frequentata. Passò poi all’industriale Giovanni Simone di Occhieppo Superiore. Attualmente è di proprietà del sig. Giorgio Cavallari.

La Chiesa Parrocchiale

La chiesa

La primitiva chiesa parrocchiale di Massazza sorse nei pressi del castello. Di essa restano alcuni ruderi all’inizio della biforcazione della strada che, lasciato a destra il castello, volge a sinistra verso via Casetti e la Baraggia. È già ricordata in un documento del sec. XIII. Nel 1600 fu abbandonata e ne venne costruita un’altra in basso “in villa”, anche questa verso la fine del sec. XVII fu sostituita dall’attuale costruita solidamente in stile barocco, già terminata nell’anno 1700. Opere di pregio artistico sono il mobile della sacrestia, il pulpito, l’altare maggiore con la balaustra e l’icona dell’Assunta. Un cenno particolare merita l’organo recentemente restaurato, opera dell’organaro Giacinto Bruna di Miagliano costruito nel 1814 e collaudato nel 1815. Nella chiesa vi è una lapide del 1610 trasportata dalla primitiva chiesa, dove era stata posta sul sepolcro degli Avogadro dal conte Rodomonte a ricordo dei suoi avi.